La Messa : particularità etiope

La divina liturgia : particularità etiope

Rito dell'incenso (all'inizio della messa)

 

Vergine Maria, Madre di Dio, tu sei il turibolo d'oro che portasti il carbone infuocato. (Is. 6) Benedetto colui che lo riceve dal santuario, perché rimette i peccati e distrugge la colpa; Eg1i è il Verbo del Signore incarnato da te che si è offerto al proprio Padre in incenso e sacrificio gradito. Noi ti adoriamo, o Cristo, assieme al tuo Padre buono e celeste, e al tuo Spirito Santo e vivificante, perchè tu sei venuto e ci hai salvati.

Signore Dio nostro, come hai distrutto un tempo le mura di Gerico per opera di Giosuè di Navi, tuo servo, così distruggi per mano di me, tuo servo, le mura dei miei peccati e dei peccati del tuo popolo presente.

Venne da lei l'angelo e le stette davanti e le disse : Ave, Maria, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. Prega per noi il Cristo tuo Figlio, affinché rimetta i nostri peccati.

 

Prima dell'Epistola

 

Chi non ama Nostro Signore Gesù Cristo e non riconosce la sua nascita da Maria, la doppiamente santa Vergine, tabernacolo (tabot) del Santo Spirito, fino alla sua nuova venuta, come dice Paolo, sia anatema.

 

Incensazione prima del Vangelo

 

Rallegrati, tu da cui imploriamo la salvezza, o Santa colma di onore, Vergine in ogni tempo. O Madre di Dio, Madre di Cristo, fai salire la nostra preghiera verso il tuo Figlio diletto, perché rimetta a noi i nostri peccati.

Rallegrati, tu che hai partorito per noi la luce della giustizia, Cristo Dio nostro. O Vergine santa, supplica in nostro favore Iddio nostro, perché faccia misericordia alle nostre anime e rimetta a noi i nostri peccati.

Rallegrati, Vergine Maria santa Madre di Dio, vera avocata del genere umano. Prega per noi in presenza di Cristo tuo Figlio, per farci degni della remissione dei nostri peccati.

Rallegrati, Vergine pura, vera Regina. Rallegrati, vanto del genero umano, tu che per noi hai partorito l'Emmanuele. Ti supplichiamo di ricordarti di noi e di implorare misericordia in presenza del Signore nostro Gesù Cristo, perché rimetta i nostri peccati.

Questo è il tempo della benedizione, questo è il tempo dell'incenso puro, tempo della gloria di nostro Salvatore amico del genere umano, Cristo. L'incenso è Maria, perché colui che profuma più di ogni incenso, che abita nel suo seno e che lei generò, venne e ci salvò.

Profumo soave è Gesù Cristo, venite adoriamolo, e osserviamo i suoi comandamenti, affinché rimetta i nostri peccati. (...)

Profumo soave è Maria, perché colui che è nel suo seno supera ogni incenso; egli venne e in lei si incarnò. In Maria, la Vergine pura, il Padre si è compiaciuto e la adornò quale tabernacolo per l'abitazione del Figlio suo diletto.

A Mosé fu data la Legge e ad Aronne il sacerdozio, la scelta delll'incenso fu data al sacerdote Zaccaria. Il tabernacolo della testimonianza fu fatto conformemente all'ordine del Signore e toccò al sacerdote Aronne di offrire nel suo mezzo l'incenso scelto.

I Serafini lo adorano, i Cherubini lo lodano. Essi esclamano dicendo: Santo, Santo, Santo è il Signore tra le migliaia e onorato tra le miriadi,

Tu sei quell'incenso, o Nostro Salvatore, perché tu sei venuto e ci hai salvati. Abbi pietà di noi, o Signore!

Santo Dio, Santo e Forte, Santo, il Vivente immortale, nato da Maria, Vergine santa. Abbi pietà di noi, Signore.

Santo Dio, Santo e Forte, Santo il Vivente immortale, che fosti battezzato nel Giordano e appeso al legno della croce, abbi pietà di noi, o Signore.

Santo Dio, Santo e Forte, Santo il Vivente immortale, che risuscitasti dai morti il terzo giorno, che ascendesti con gloria nei cieli e sedesti alla destra del Padre, che verrai di nuovo nella gloria per giudicare vivi e morti, abbi pietà di noi, o Signore.

Gloria al Padre, gloria al Figlio, gloria allo Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli senza fine.

Amen e Amen! Così sia, così sia!

 

Salve, Maria, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. Prega e supplica il tuo diletto Figlio Gesù Cristo, affinché rimetta a noi i nostri peccati.

 

Le anafore mariane

La Madonna occupa un posto di rilievo nella Messa etiopica, sia nell'Ordinario sia nelle Anafore. Non solo, ma la liturgia etiopica possiede due Anafore specificamente mariane: questo fatto è fra tutte le Chiese cristiane e merita di essere segnalato.

 

La prima Anafora mariana porta come titolo: « Anafora di Maria Vergine, Figlia di Dio, che compose l'abbà Ciriaco, vescovo di Bahnasa ». Le prime tracce scritte dell'esistenza di tale anafora risalgono solo al sec. XIV. Secondo i critici 1'attribuzione a Ciriaco, vescovo egiziano vissuto nel secolo VIII° e di cui si ignora tutto della vita, è un procedimento comune nella Chiesa etiopica per eludere le proibizioni imposte dalla gerarchia copta d'Egitto.

 

La seconda Anafora mariana, di recente scoperta, ha invece per titolo: « Anafora di nostra Signora Maria Madre di Dio, che compose l'abbà Giorgio »; essa è anche conosciuta come « Anafora di Nostra Signora soave profumo di santità », dalle prime parole con cui inizia. L'abbà Giorgio, di cui si parla, è un monaco abissino vissuto nel secolo XIV°. A lui la tradizione etiopica attribuisce anche la composizione del Sa'atat, o Libro delle Ore: nel qual caso trattasi piuttosto di revisione.

 

Le due Anafore mariane di cui sopra è un fatto unico nella tradizione liturgica di tutte le Chiese e fanno onore ai loro autori per la ricchezza teologica e 1'elevazione spirituale e mistica che ne promana. La figura di Maria è tratteggiata attraverso gli avvenimenti ed i personaggi dell' Antico Testamento. Maria occupa inoltre un posto particolare nella vita di ciascuno degli apostoli. Essa è vista alla luce del mistero della Trinità e ne viene esaltata la maternità divina, la verginità perpetua. La sua universale intercessione e mediazione è messa in una rara luce. Vi troviamo insomma compendio di tutta la dottrina mariologica della Chiesa etiopica espressa in termini di grande amore e di una rara bellezza formale e poetica.

 

LA PRIMA ANAFORA MARIANA ATTRIBUITA A CIRIACO DI BAHNASA

Introduzione


Effonde il mio cuore lieta parola (Sal 44,2), effonde il mio cuore parola buona, effonde il mio cuore parola buona. Ed io annunzierò la santità di Maria Vergine non in modo prolisso, ma semplicemente ; e annunzierò la lode della Vergine, non con lungaggine ma in brevità ; e proclamerò le grandi opere della Vergine.

Io starò oggi in umiltà e carità, nel giorno di oggi, di fronte a questo mistero terribile e davanti questa mensa e oblazione. È una oblazione veritiera la quale non possono gustare coloro che hanno la mente sporca ; non è come il sacrificio dei padri antichi che si compiva col sangue di pecore, capri e buoi, ma è fuoco che vivifica i retti di cuore che fanno la sua volontà; è fuoco che consuma gli empi che rinnegano il suo nome. È fuoco vero che non possono toccare gli esseri di fuoco, fatti di fiamma infuocata, nemmeno i Cherubini ed i Serafini.

E per questo, o Maria, noi ti amiamo e ti esaltiamo, perché tu hai generato per noi il vero cibo della giustizia e la vera bevanda della vita.

 

Intercessioni


O antichi padri nostri, capi costituiti per l'imposizione delle mani nella successione apostolica, noi vi abbiamo accolti come nostri intercessori davanti al Signore ; abbiamo anche accolto in questi ultimi tempi nostri intercessori pressa il Signore i due patriarchi di cui facciamo memoria, abbà Cirillo della grande città di Alessandria, e per il paese dei nostri padri il beato metropolita l'abbà Pietro.

Per questi, e per tutti gli altri, intercedi, o Avvocata, presso tuo Figlio, affinché conceda il riposo a tutti i metropoliti, patriarchi e vescovi, presbiteri e diaconi i quali hanno guidato sulla via con parola retta; per i sovrani, i principi, i capi e signori, i giovani, le vergini, i monaci, i ricchi e poveri, i grandi e umili, le vedove e gli orfani, i pellegrini ed i poveri, e quelli di tutto il popolo appartenenti al corpo della Chiesa che si sono addormentati. Per primo e soprattutto intercedi per quanti si sono addormentati in questo luogo, per far riposare le loro anime nella pace.

 

Preconio I


In qualsiasi luogo che può essere nominato, nel luogo dei martiri e nel luogo splendente dei giusti e nel luogo d'elezione degli angeli, di ognuno nel suo luogo tu (Maria) sei la più alta e il tuo nome è noto presso Dio. Alziamoci nel timore del Signore per magnificare la degna di lode, dicendo :

O piena di grazia, o fiume di gaudio! Tu possiedi una dignità di aspetto maggiore della dignità dei Cherubini dai molti occhi, e dei Serafini dalle sei ali. Davvero guardò il Dio Padre dal cielo verso oriente e occidente, verso il settentrione e il meridione; egli rivolse le narici in tutte le direzioni e odorò, ma non trovò nessuno simile a te e gli piacque il tuo profumo, egli amò la tua bellezza e mandò presso di te il Figlio suo che egli amava. Santo Iddio Padre che di te si dilettò, santo il Figlio che abitò nel tuo seno, santo il Paracleto che ti santificò e ti purificò.

 

Preconio II


O Vergine piena di Lode, a che cosa e a chi ti paragonerò? Tu sei il telaio, perché l'Emmanuele indossò da te la veste ineffabile della carne; dalla carne nata da Adamo egli fece l'ordito, mentre trama fu la tua carne e la spoletta lo stesso Verbo; l'ombra di Dio Altissimo fu il subbio e tessitore lo Spirito Santo.

O prodigio e cosa mirabile! O guado, attraverso il quale gli antichi padri passarono dalla morte alla vita.

O scala, dalla terra al cielo! Per te il primogenito di tutta la creazione è stato rinnovato.

Tu fosti la speranza di Adamo quando fu cacciato dal paradiso, la pietà di Abele ingiustamente ucciso, la bontà di Seth, le buone opere di Enoch, l'arca di Noè che lo salvò dal disastro del diluvio, la benedizione di Sem e sua porzione, la peregrinazione di Abramo, il profumo di Isacco e la scala di Giacobbe, la consolazione di Giuseppe, le tavole di Mosé, il roveto del Sinai, i campanelli della veste del sacerdote Aronne, il bastone anche che germogliò, fiorì e portò frutto, la stele di testimonianza di Giosuè, il vello di Gedeone, il vaso d'unguento e il corno d'olio di Samuele, la verga di cui Jesse si gloriava, il carro di Aminadab, la cetra di Davide, la corona di Salomone, il giardino chiuso, la fonte sigillata, il canestro d'oro di Elia, il calice di Eliseo, la concezione verginale di Isaia, la primogenitura senza nozze di Ezechiele, l'emanazione della Legge da Betlemme, la terra di Efrata di Michea, l'albero della vita di Silonide, la medicazione della ferita di Nahum, il gaudio di Zaccaria, il tempio puro di Malachia.

O Vergine, tu sei il modello della predicazione dei profeti, il vanto degli apostoli, la madre dei martiri e la sorella degli angeli, l'onore dei giovani, delle vergini e dei monaci i quali, giorno e notte, si tengono svegli alle loro porte.

O Vergine, non è nella impurità e nella voluttà che tu sei stata concepita, ma tu sei nata dalle pure e legittime nozze di Anna e Gioacchino; non sei cresciuta nelle delizie come le figlie degli ebrei che adornano il loro collo, ma nella santità e nella purità del tempio; non sei stata nutrita con pane terrestre, ma con pane celeste preparato nel cielo dei cieli; tu non hai sorbito bevanda terrestre, ma bevanda celeste proveniente dal cielo dei cieli; tu non hai conosciuto l'impurità delle altre donne venute prima e dopo di te, ma eri adorna di purità e di santità; non furono i corrotti giovani a cercarti con lusinghe, ma furono gli angeli ad invidiarti.

Come si narra, sacerdoti e capi sacerdoti ti hanno lodato; tu non sei stata fidanzata a Giuseppe per concupiscenza, ma affinché egli fosse custode della tua purezza, come egli stesso era puro. Iddio Padre, alla vista della tua purezza, ti mandò il suo angelo di luce, di nome Gabriele, che ti disse: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza. dell'Altissimo ti coprirà della sua ombra" (Lc 1,35).

Venne da te il Verbo, senza abbandonare il seno del Padre; tu lo hai concepito, senza che abbia subìto contrazione, e fu rinchiuso nel tuo grembo materno, senza divenire più perfetto lassù, né aumentare quaggiù. Abitò nel tuo seno il fuoco della divinità, l'incomprensibile e l'incommensurabile.

Non sarebbe giusto paragonare la divinità con il fuoco terrestre essendo, quest'ultimo, misurabile; e della divinità non si puo dire: essa occupa un posto e quindi è a lui uguale. La divinità non è circoscritta, come il sole e la luna, nè ha un volto come l'uomo, ma è mirabile e siede sopra l'aitissimo cielo, dove non puo giungere il pensiero degli uomini né la scienza. degli angeli. La divinità non ha né lunghezza né larghezza, né parte superiore e inferiore, né destra né sinistra, ma è dappertutto e in tutto. La divinità non ha estensione o contrazione ma, come è stato detto, la divinità è in tutti i luoghi. La divinità non è sopra il firmamento né sotto il fondamento, ma è firmamento e fondamento insieme...

Ma ritorniamo all'inizio del nostro discorso e occupiamoci della concezione mirabile, dicendo: O Vergine, quando il fuoco divorante abitò nel tuo seno -il suo volto era fuoco, fuoco la sua veste, fuoco il suo splendore -, come allora esso non ti consumò ? I sette veli di fuoco dove sono stati infissi, dove legati, dove stesi nel tuo seno, alla tua destra o alla tua sinistra, dato che tu sei di Corpo piccolo? Il trono cherubico, flammeggiante e circondato da flamme infuocate, dove fu preparato nel tuo seno, dato che eri sposa piccola ?

O tu madre insieme e ancella ! O utero angusto insieme e immenso! Concezione senza connubio, per la sola parola ! Latte associato a verginità !

Pensando a questo, la mia mente presume di navigare sull'oceano di tuo Figlio, ma i flutti dei segreti del diletto mi travolgono. A questo pensiero, la mia mente aspira a salire verso l'alto, a entrare in luoghi segreti, a sollevare il velo del vivente, ma essa viene trattenuta e non riesce a toccare la metà della metà dell'etere. E mentre penso a questo, la mia mente aspira a volare con i venti, all'oriente e all'occidente, al settentrione e al meridione, e in tutte le direzioni, per contemplare l'essenza delle creature, solcare le profondità dei mari, conoscere le altitudini del cielo, e vagare dappertutto, ma essa viene sempre impedita e ritorna alla sua antica comprensione.

Ed ora smettiamo di investigare la sua profondità e di scrutare la sua immensità ; non puo infatti la lingua dei profeti e degli apostoli giungere alla misura della sua lode. Essa è terribile, nessuno la deridi e nessuno osi trattarla con irriverenza. È umile a nostro riguardo, ma nessuno giunge alla sua altezza, anche se prese la nostra forma di schiavo. Essa è fuoco che non puo essere toccato, ma noi l'abbiamo vista, l'abbiamo toccata, e con lei abbiamo mangiato e bevuto.

 

Sanctus


Ed ora inneggiamo a lui e diciamo:

Santo Dio, santo forte, santo il vivente immortale, che nacque da Maria Vergine, abbi pietà di noi, Signore!

Santo Dio, santo forte, santo il vivente immortale, che fu battezzato nel Giordano e appeso all'albero della croce, abbi pietà di noi, Signore!

Santo Dio, sante forte, santo il vivente immortale, che risuscito dai morti il terzo giorno, ascese con gloria nei cieli e sedette alla destra del suo Padre, e che verrà con gloria per giudicare i vivi e i morti, abbi pietà di noi, Signore!

O Vergine fonte del frutto che viene mangiato e bevuto, O pane da te proveniente, il quale per coloro che lo mangiano è vita e salvezza! O pane che proviene da te, il quale è duro per quanti non credono. O calice che proviene da te, che per quanti ne bevono con fede, fa scaturire la sapienza e dona la vita. O il tuo calice che inebria quanti non credono, li fa vacillare e cadere, e per loro moltiplica i peccati invece di rimetterli

Ed ora noi magnifichiamo il tuo Figlio, dicendo : Gloria alla tua grandezza, gloria al tuo regno, gloria che noi ti offriamo con incenso puro. Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivo, che procura ogni dono ottimo e perfetto, si è fatto uomo, fece ogni opera umana eccetto il peccato; nacque a Betlemme, apprese la Legge degli ebrei, fu battezzato da Giovanni e tentato nel deserto, ebbe fame e sete e operò prodigi.

 

Il racconto deIl'istituzione dell'Eucaristia


Nella stessa notte in cui si consegnò alla morte, egli dimostrava con molti segni ai suoi discepoli la sua passione e la sua crocifissione, la sua morte e la sua risurrezione il terzo giorno, in Corpo e anima, ossa e sangue, come era prima. Mentre i dodici discepoli erano alla sua destra e alla sua sinistra, egli rivelò a loro la natura, fangosa mista a zizzania, di Giuda che lo doveva tradire.

Quindi nostro Signore Gesù Cristo prese il pane nelle sue mani sante e dita immacolate, alzò gli occhi al cielo verso di te, suo Padre, implorò misericordia dal suo Padre, e gli raccomandò i suoi discepoli perché li custodisse da ogni male. Benedisse, lui il benedetto, santificò, lui il santo, spezzò e diede loro dicendo : Prendete mangiate : questo pane è mio corpo che viene per voi spezzato in redenzione di tutto il mondo.

Allo stesso modo prese il calice dopo che ebbero cenato, alzò gli occhi e disse: Prendete, bevetene tutti, questo è il calice del mio sangue che per voi scaturì dalla lancia e per il quale il peccato è perdonato. Ogni volta che farete questo, lo farete in memoria della mia morte, e annunzierete la mia risurrezione.

 

Epiclesi


O Signore, come allora, benedici questo pane, spezzalo e donalo.

O Signore, come allora, santifica questo calice, segnalo e presentalo.

E purifica questo mio ministero, confermalo e ti sia gradito.

 

Anamnesi


E questo presbitero che mi assiste in questo mistero, rendici, lui ed io, simili a Giuseppe e Nicodemo, i quali seppellirono il tuo corpo.

E questo diacono, che serve secondo la legge ministeriale, conducilo al grado superiore e dagli il nostro ufficio sacerdotale, riempilo di grazia e di giustizia e di decoro, come Stefano il quale vide l'essenza della Trinità in alto, la contemplò e ne attinse la discesa dello Spirito Santo.

E questa moltitudine qui radunata in questo giorno, di sacerdoti e diaconi, e tutto il popolo, rendila degna di ricevere il tuo mistero; abbine pietà, non accusarla. Signore, abbi pietà di noi, o Cristo.

 

LA SECONDA ANAFORA MARIANA ATTRIBUITA ALL'ABBA GIORGIO

Preconio


In profumo soave di santità offriamo al tuo nome, Maria, lodi ed umile rendimento di grazia perché tu hai generato per noi la vittima gradita del culto. Tu sei la pura tra i puri, noi invochiamo la tua grandezza che il discorso è incapace di esprimere. Supplichiamo te, o Vergine, mentre invochiamo i padri antichi.

Tu sei la speranza loro e di tutti; intercedi presso il Figlio tuo, affinché conceda il riposo alle loro anime nel paradiso delle delizie.

O Maria, centro di tutto il mondo, il tuo grembo è più vasto dei cieli, e la bellezza del tuo volto splende più della luce del sole.

Tu sei più grande dei Cherubini dai molteplici occhi e dei Serafini dalle sei ali, che stanno nella sua presenza e tremano per la sua maestà e, distendendo le ali, dicono : Santo, santo, santo il Signore Dio degli eserciti. Il cielo e la terra sono pieni della sua santità della sua gloria.

O Maria, salvezza di Adamo, accettazione dell'oblazione di Abele, nave di sapienza di Enoch che, per tuo mezzo, passo dalla morte alla vita.

O Maria, arca di Noè, che navigasti in mezzo al diluvio e nascondesti l'anima di tutte le creature alle onde del mare.

O Maria, sovrabbondanza della grazia di Sem, rimedio alla maledizione di Cam, dono della benedizione di Jafet. O Maria, purezza del sacerdozio di Melchisedec, campo di Abramo, che producesti l'ariete per il riscatto di Isacco.

O Maria, scala d'oro di Israele che ti vide in Betel, per la quale salivano e scendevano gli angeli dell' Altissimo, e sulla cui sommità era il Signore.

O Maria, ornamento delle vesti di Aronne e roveto di Mosé. Tu sei la stele commemorativa di Giosuè.

O Maria, tu sei la nuvola di Giobbe, il vello di Gedeone e il corno dell'olio di Samuele, e per te diffondono profumi soavi tutti i frutti della terra.

O Maria, Davide ti lodò e Salomone ti magnificò, chiamando le tue vie giardino recintato.

O Maria, calice di intelligenza di Satuele, salvezza di Daniele dalle fauci dei leoni, vita di Elia.

O Maria, corno di profezia di Isaia, santità di Geremia e porta di Ezechiele, dalla quale apparve il sole splendente del sommo cielo.

O Maria, candelabro d'oro del figlio di Addo dalle sette lampade in sommità e dalle sette braccia simbolo dei ministri del sacramento.

O Maria, figlia di Anna e di Gioacchino, liberatrice di tutto il mondo e sede della tremenda divinità.

O Maria, chiavi di Pietro, tabernacolo del testamento di Paolo, maestra della visione di Giovanni il metropolita.

O Maria, nave di salvezza di Andrea, forza della predicazione di Giacomo, figlio di Zebedeo. Tu sei il ramo di palma di san Matteo, il cingolo verginale di Tommaso e la parola di fede di Giacomo, figlio di Alfeo, che fu lapidato nel tempio. Tu sei la spiga di frumento del beato Taddeo.

O Maria, tu sei la macina d'uva di san Bartolomeo apostolo, la dottrina di Filippo in Africa e la dignità episcopale di Natanaele di Samaria.

O Maria, liberatrice di Mattia dal carcere e nutrice di Giacomo, ausiliatrice di Marco, sanatrice di Luca, a cui il braccio fu restituito e rivisse dopo essere stato amputato.

O Maria, sorella degli angeli e figlia dei profeti e grazia degli apostoli. O verga, corona dei martiri, madre dei pargoli e gloria delle chiese.

La gloria del tuo Figlio riempie il cielo e la terra, i monti e i colli, le cose visibili e invisibili. Egli si compiacque e fu contenuto nel tuo grembo per riscattare il genere umano e la sua nascita fu manifestata dallo Spirito Santo. Come d'uso, egli non disdegnò di succhiare le tue mammelle e adempì le leggi umane, salvo il peccato. Crebbe gradatamente e divenne adolescente. Faticò, sudò ebbe fame e sete per redimerci. Distese poi le braccia per patire sul legno della croce, per risanare i sofferenti e redimere coloro che si trovavano nell' Ade. E volgendosi attorno e gli rivelò ai suoi discepoli l'ordine dell'oblazione.

 

Narrazione dell'istituzione


In quella stessa notte in cui fu tradito, da quello che era stato preparato per la cena, prese il pane nelle sue sante, beate e immacolate mani, rese grazie, benedisse, spezzò e diede loro, dicendo :

Prendete, mangiate, questo pane è il mio corpo, che per voi viene spezzato in remissione dei peccati.

Allo stesso modo mescolato il calice di vino, rese grazie, benedisse, santificò e lo diede loro disse: Prendete, bevete, questo calice è il mio sangue, che viene versato per voi.

Quando farete questo, che sia memoria di mia morte e risurrezione; e fatelo in memoria di me.

Anamnesi e epiclesi

Ed ora, o Signore, che ti offriamo questo pane e questo vino, che siano per noi rimedio di vita. Siano aperte le porte della gloria e sia scoperto il velo della luce, e venga lo Spirito Santo ed adombri questo pane e questo calice, e li trasformi nel corpo e nel sangue del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, nei secoli dei secoli.

O mirabile e stupenda umiltà del Figlio del Padre ! O mansuetudine di colui le cui mani furono inchiodate per abolire il dolore con il proprio dolore. O mite che non odia i suoi nemici, né coloro che lo maledicevano, né resistette a coloro che lo trafiggevano. O umile che discese dal cielo per abolire la morte! È questo che viene sgozzato per mano dei sacerdoti.

Quali sono gli occhi che possono mirarlo, e quali le palpebre che possono fissarlo ? Quali le mani che lo possono toccare ? Quali dita palparlo ? Quali piedi possono sostare dinanzi a lui ? Quali ginocchia non tremano davanti a lui ? E se ci fosse qualche spregiatore od avido di vendetta non si accosti. Se qualcuno si è reso impuro e non si fosse già purificato, sia impedito. Se ci fosse qualcuno che nasconde nel cuore malizia e dice menzogne, si allontani.

 

Ed ora, o Vergine, intercedi presso il tuo Figlio perché visiti la nostra assemblea e benedica la nostra congregazione e santifichi le nostre anime ed i nostri corpi, benedica inoltre questo pane e questo calice e ci dia l'unione perché prendiamo e riceviamo dal santo mistero. Lo supplichiamo perché mandi la sua grazia sopra queste oblazioni e ci conceda la comunione dello Spirito Santo.

 


Mgr G. GUARIB,

Pontificia Facoltà Teologica Marianum, viale Trenta Aprile, 6 ; 00153 Roma.

Bibliografia :

G. GHARIB e altri, I Testi mariani del I millennio, vol IV, Roma, 1991.p. 833-968