Beda Il Venerabile (672 o 673 - 735)

Beda Il Venerabile (672 o 673 - 735)

La figura di questo grande dottore della Chiesa appare come un simbolo della crescita e della vivacità del cristianesimo nelle isole britanniche del VII secolo, abitate da popolazioni celtiche e anglosassoni.

 

Un grande dottore della Chiesa anglosassone

Nonostante la separazione geografica dal continente, quella chiesa ha sempre conservato un legame attivo con l'insieme della cristianità, nutrendosi dei comuni tesori della tradizione occidentale e rendendo nello stesso tempo testimonianza alla loro perenne fecondità.

Nacque nel 672 o 673 e fin da piccolo fu affidato ai Benedettini di Wearmouth e di Jarrow perché provvedessero alla sua educazione. Divenuto egli stesso monaco benedettino, fu ordinato sacerdote a trent'anni e spese la sua vita intera nello studio, nella contemplazione e nell'insegnamento. Conosceva bene il latino e il greco e un po' di ebraico. Leggeva con assiduità i Padri della Chiesa, inoltre si sentiva attratto verso i poeti latini cristiani e la letteratura classica. Scrisse numerose opere di carattere esegetico, didascalico e storico. Tra queste ultime è particolarmente importante la sua voluminosa Storia ecclesiastica del popolo degli Angli.

 

La dottrina mariana di Beda

La dottrina mariana di Beda emerge specialmente dagli scritti esegetici ed omiletici ; e pur non offrendo particolari novità di contenuto, si presenta con il crisma di una profonda e intenzionale fedeltà alla tradizione cristiana, di cui egli sembra voler raccogliere i dati essenziali.

Beda ha visto la grandezza di Maria (1) ; ha parlato di Maria come nuova Eva (2) ; ha renditto testimonianzia del posto di Maria nella chiesa del suo tempo ed incoraggia ciascuno ad imitarla (3).

 

1) Grandezza di Maria : ella pure divenne grazia e verità

Con una terminologia che sembra anticipare la dottrina sull'Immacolata Concezione, egli osserva :

 

« Non è sorprendente che il Signore, volendo redimere il mondo, iniziasse quest'opera con la Madre sua ; cosicché colei per mezzo della quale sarebbe stata concessa la salvezza a tutti, ricevesse per prima dal Figlio suo il frutto della redenzione. »

In Lucam, PL 92, 321 B ; CCL 120, 36.

 

Tuttavia Beda non giunge fino al punto di intuire il mistero dell'Immacolata Concezione.

La sua gloria invece rifulge pienamente nel saluto dell'angelo : « Rallegrati, o piena di grazia »(Lc 1, 28), Beda aggiunge :

 

« La Vergine era veramente piena di grazia, giacché lei fu concesso, per un dono divino, di offrire a Dio, prima fra tutte le donne, la prerogativa gloriosissima della verginità... A lei fu accordato il privilegio di mettere al mondo lo stesso Cristo Gesù, in virtù del quale ella pure divenne grazia e verità... Dapprima infatti, attraverso l'amore per una singolare purità da lei intimamente desiderata, la elevò dalle realtà terrene a quelle celesti ; in seguito, avendo egli assunto la natura umana, consacrò la Madre con le pienezza della divinità.»

In Annuntiationem B. M., PL 94 11 AB : CCL 122, 16.

 

E' impressionante notare come l'espressione : "grazia e verità", attribuita dal vangelo a Cristo (Cf. Gv 1, 14) venga usata dal nostro autore per illustrare la straordinaria condizione personale della Madre del Signore.

 

2) Eva-Maria.

Il parallelo antitetico tra la progenitrice del genere umano decaduto e la Madre del Salvatore rientra pure nel piano da Dio deciso per operare la salvezza degli uomini e ne rivela la sapienza e l'efficacia :

 

« Un angelo viene inviato da Dio ad una Vergine che deve essere consacrata con un parto divino, perché la prima donna [Eva] era stata la causa della rovina umana, allorché il serpente fu inviato dal diavolo per ingannare la donna con lo spirito della superbia. Anzi il diavolo medesimo, una volta ingannati i progenitori, si introdusse nelle spoglie del serpente per derubare il genere umano della gloria dell'immortalità.

Siccome pertanto la morte ha fatto il suo ingresso nel mondo per mezzo di una donna, opportunamente per mezzo di un'altra donna, è rientrata la vita. Eva, sedotta dal diavolo per opera del serpente, ha offerto all'uomo il sapore della morte ; Maria istruita da Dio attraverso l'angelo, ha generato per il mondo l'autore della salvezza.»

In Annuntiationem B. M., PL 94, 9 B ; CCL 122, 14.

 

Questo parallelismo ormai classico nella tradizione patristica, continua ad essere l'oggetto di una evidente predilezione da parte degli autori cristiani. Esso infatti fornisce il fondamento più chiaro e più biblico alla dottrina della cooperazione della Vergine al mistero della salvezza. Tale collaborazione si è realizzata mediante l'esercizio di quelle virtù che appaiono in diretto contrasto con gli errori peccaminosi di Eva. Si tratta della fede, dell'obbedienza e dell'umiltà. Anche per Beda il contesto evangelico in cui Maria appare in tutto il suo ruolo di seconda Eva, è l'episodio dell'Annunciazione.

 

3) Maria e la Chiesa.

Nostro autore [1] sicuramente ricordava un noto testo di Sant'Ambrogio [2], in cui Maria e la Chiesa sono ambedue chiamate vergini e spose ; unite ad uno sposo terreno ma fecondate da un intervento dello Spirito Santo, grazie al quale la loro maternità non pregiudica la loro condizione verginale.

 

Il parallelo Chiesa-Maria viene ricavato anche dall'esegesi delle parole con cui Simeone profetizzò una spada nella vita dlela Vergine santa. Questa spada non è altro che il dolore e l'afflizione che Maria dovette affrontare presso la croce del Figlio suo6. Anche la Chiesa ha la sua spada in quel dolore che essa soffre a causa delle persecuzioni alle quali vengono sottoposti i cristiani [3].

Riflettendo sull'episodio evangelico delle nozze di Cana, Beda vi scorge una figura delle nozze di Cristo con la Chiesa ; nozze che hanno trovato "il loro talamo nuziale nel seno dell'inviolata Madre di Dio, nel quale Dio si è unito alla natura umana".[4]

 

In una sua omelia Beda conferma come la devozione alla Vergine santa fosse un fenomeno religioso ormai saldamente attestato nella cristianità del suo tempo :

 

« Nella santa Chiesa, del resto, si è sviluppata un'ottima e salutare usanza : tutti infiammano i loro animi pieni di fede, elevando ogni giorno un inno alla Vergine con la salmodia della lode vespertina. Così diventando più frequente il ricordo dell'Incarnazione del Signore, essi, con una forte e virtuosa condotta di vita, rafforzano nel loro cuore gli esempi della Madre di Dio, così sovente meditati.»

In Visitatione B. M.,PL 94, 22 A ; CCL 122, 30.

 

Come in Maria, anche in noi si compia la parola di Dio.

 

« Dice : "Eccomi sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola"(Lc 1, 38). Dimostra una grande costanza nella pratica dell'umiltà colei che, mentre viene scelta per essere la madre del suo Creatore, si definisce serva. E' ancora sconosciuta agli altri mortali e già viene proclamata beata fra le donne dalle parole dell'angelo e viene istruita intorno ai misteri della nostra redenzione.

[...] Fratelli carissimi, seguendo la sua voce e la sua mente come nostro modello, ricordiamoci di essere dei servitori del Cristo in tutte le nostre azioni e sentimenti ; e con un perenne ossequio verso di lui, abbandoniamogli tutte le membra del nostro corpo e rivolgiamo tutte le intenzioni della nostra mente al compimento della sua volontà, cosicché, ricevendo i suoi doni, rendiamo grazie con una vita retta e così meritiamo di diventare degni di riceverne dei maggiori.

Preghiamo assiduamente insieme alla beata Madre di Dio, affinché si compia in noi la sua parola, ossia quella parola che egli stesso pronunciò volendo esporre il motivo della sua Incarnazione : "Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio suo unigenito"(Gv 3, 16) »

In Annuntiatione B. M., PL 94, 14 BD ; CCL 122, 20

 


[1] Cf. In Lucam 2, 7, PL 15, 1555 ; SC 45, 74.

[2] In Purificatione B. M., PL 94, 62 A ; CCL 122, 132.

[3] In Lucam, PL 92, 347 A ; CCL 120, 69.

[4] Homilia 13. In Dominica II post Epiphaniam, PL 94, 68 ; CCL 122, 96.


Luigi Gambero,

Maria nel pensiero dei teologi latini medievali,

ed San Paolo, 2000, p. 29-36.

 

Sintesi da F. Breynaert