Enciclopedia mariana

Supplica rivolta alla Vergine, al Signore e allo Spirito Santo

Supplica rivolta alla Vergine, al Signore e allo Spirito Santo

XX, 2

Pertanto io sono tuo servo, perché il Figlio tuo è il mio Signore. Perciò tu sei la mia Signora, perché sei l'ancella del mio Signore.

Perciò io sono il servo dell'ancella del mio Signore, perché tu, o mia Signora, sei divenuta la Madre del mio Signore.

 

Io ti prego e ti supplico, o santa Vergine, affinché io accolga Gesù da parte di quello Spirito, per opera del quale tu hai generato Gesù.

- L'anima mia possa ricevere Gesù grazie a quello Spirito, per opera del quale la tua carne ha concepito Gesù.

- Mi sia concesso di conoscere Gesù da quello Spirito, dal quale ti fu dato di conoscere, possedere e partorire Gesù;

- che io possa manifestare intorno a Gesù le cose umili e le cose alte per quello Spirito, grazie al quale ti sei professata ancella del Signore, desiderando che a te avvenisse secondo la parola dell'angelo;

- che io ami Gesù in quello Spirito, nel quale tu lo adori come Signore e lo contempli come tuo figlio;

- che io tema con tanta sincerità questo Gesù, quanto sinceramente egli, pur essendo Dio, era soggetto ai suoi genitori (Lc 2,51).

 

XII, 3

O condizione stupenda della mia liberazione !

O assicurazione indissolubilmente gloriosa della mia nobiltà, fondata sull'eternità della gloria !

Che io perciò, infelicemente ingannato, possa aspirare di giungere alla mia riparazione, divenuto servo della Madre del mio Signore !

Che io, separato un giorno dalla comunione degli angeli per colpa del primo uomo creato, possa meritare di esservi reinserito quale servo dell'ancella e della Madre del mio Creatore !

Che io possa impetrare per le mani del sommo Dio una condotta lodevole, e cosi, nel servizio di quella Madre Vergine, essere legato dalla continua devozione del mio servizio.

 

XII, 4

Concedimi tutto questo, o Gesù, Dio e Figlio dell'uomo;

accordami questo, o Signore dell'universo e figlio della tua ancella;

elargiscimi questo, o Dio divenuto umile nell'assunzione dell'uomo;

consentimi, o Uomo unito gloriosamente a Dio,

- che io creda intorno al parto della Vergine quanto occorre per completare la mia fede intorno all'Incarnazione;

- dammi di parlare intorno alla verginità della tua madre quanto occorre perché la mia bocca esprima le tue lodi;

- fa' che io ami la madre tua quanto occorre per raggiungere in me il compimento del tuo amore;

- fa' che io serva la madre tua in modo che io dimostri cosi d'aver servito te stesso;

- fa' che ella mi tenga nel suo servizio in modo che cosi io riconosca d'esserti piaciuto;

- fa' che la sua signoria mi conservi nella vita di questo mondo, affinché tu divenga il mio Signore per l'eternità.

 

XII, 5.

Quanto prontamente io desidero di rendermi servo di questa Signora, quanto sinceramente io mi compiaccio di assoggettarmi al giogo del suo servizio, quanto pienamente io bramo di sottopormi ai suoi comandi, quanto ardentemente io procuri di non staccar mi dal suo servizio, quanto avidamente io aspiro a non allontanarmi dalla sua dipendenza, con altrettanta sincerità intendo trovare il modo di servirla, con altrettanta sincerità, servendola, voglio meritare la sua grazia, con altrettanta sincerità desidero di mantener mi senza tregua nel suo servizio, e con altrettanta sincerità procuro di non essere mai escluso dall'eterna sua giocondità. [...]

 

XII, 7.

Ed io, per divenire servo del Figlio suo, desidero ardentemente che ella divenga la mia Signora, e affinché il figlio suo diventi il mio Signore, mi risolvo a divenire servo di lei. [...] Infatti viene riferito al Signore quello che viene riferito alla sua ancella; ridonda sul figlio quello che viene attribuito alla madre; ritorna a vantaggio del fanciullo quello che s'impiega per la nutrice; ricade a gloria del re l'onore che viene indirizzato al servizio della regina.

 

XII, 8.

E mentre esulto con gli inni degli angeli e godo per gli elogi degli angeli, mi congratulo con la mia Signora, mi allieto con la Madre del mio Signore, esulto con l'ancella del figlio suo, poiché è divenuta la Madre del suo Creatore; mi rallegro con lei, perché da ella si è fatto carne il Verbo di Dio. Lo ho creduto con lei quello che anch'ella, con me, conosce di se stessa; ella conobbe di essere Vergine e Madre, e io comprendo che ella, restando vergine, ha dato alla luce il figlio suo; io so che la sua concezione non ha intaccato la sua verginità; io ho appreso che la sua immutabile verginità precedette la sua maternità, cosi come ritengo che la sua maternità non escluse la gloria della sua verginità.

 

XII, 9.

Tanta sinceramente io amo questi misteri quanto riconosco che essi si sono compiuti per me.

È per me quello che è stato compiuto per mezzo di lei in modo che per quei misteri la mia natura si associasse al mio Dio e cosi l'unico Cristo fosse Verbo di Dio e carne, Dio e uomo, e, nel tempo stesso, Creatore e creatura, plasmatore e plasmato, forgiatore e forma della creazione, operatore e realtà dell'opera assunta [...]. Egli, il forte, ed egli l'infermo; egli, la mia salvezza, ed egli coperto di ferite per me; egli, la mia salute, eppure percosso a morte per me; egli, la potenza di Dio, e per me umile Dio; egli, vivente, ma soggetto alla morte e vittorioso della morte. [...]

 


 

Idelfonso di Toledo (607-667)

Libro sulla verginità della santa Maria contro tre negatori

Libellus de virginitate Sanctae Mariae contra tres infideles, XII, 2-9 ;

L. GAMBERO, Testi mariani del primo millennio, III, Città nuova editrice, 1990 p. 684-688