La venerazione delle icone (Ortodoxa Confessio)

La venerazione delle icone (Ortodoxa Confessio, secolo XVII)

La "Ordodoxa Confessio" redatta in latino a Kiev dal metropolita Pietro Moghila (in romeno Petru Movilà, 1596-1646), tradotta in greco e approvata dal patriarca di Gerusalemme Nektarios, e dal patriarca di Costantinopoli Parthenios, è indubbiamente il testo simbolico più importante della Chiesa ortodossa nel secolo XVII.

 

Questione 55. Domanda : Che cosa dobbiamo ritenere sulle icone, che la Chiesa ortodossa venera e onora ?

Risposta :

C'è molta differenza tra idoli e icone : perché gli idoli sono fatture e invenzione degli uomini, come afferma l'Apostolo ( 1Co 8, 4) : "Sappiamo che non c'è alcun idolo nel mondo".

 

Ma l'icona è una raffigurazione, che rappresenta una cosa vera, che ha la sua esistenza nel mondo : come l'icona del Salvatore nostro Cristo e della santa Vergine Maria e di tutti i santi... Ad esempio : quando adoriamo il Crocifisso, poniamo nella nostra mente il Cristo innalzato in croce per la nostra salvezza, davanti al quale pieghiamo la testa e le ginocchia con rendimento di grazie. Parimenti, quando veneriamo l'icona della Vergine Maria, eleviamo la nostra mente alla stessa santissima Madre di Dio, proclamandola, insieme con l'arcangelo Gabriele, beata sopra tutti gli uomini e le donne.

 

Del resto, la venerazione delle sante icone, che si fa nella Chiesa ortodossa non contravviene al precetto [Esodo 20, 2-3] : poiché questa adorazione non è identica a quella che riferiamo a Dio né gli ortodossi la tributano all'arte pittorica, ma alle persone di quei santi che le icone rappresentano [...]

 


 

E.J. Kimmel, Libri simbolici, I, 308-310

G. Gharib e E. Toniolo (ed) Testi mariani del secondo Millennio.

I Autori orientali, Città nuova Roma 2008, p.621

 

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