Le Odi di Salomone

Le Odi di Salomone

Sono 42 inni composti secondo il modello dei salmi dell'A.T.

Sono ritenuti oggi una composizione di un poeta giudeo-cristiano.

Sono creati nella prima metà del sec. II, secondo alcuni in greco, secondo altri in siriano.

Cantano la riconoscenza a Dio di un pio israelita.

Secondo vari autori l'assemblea cultuale costituisce il vero "sitz im Leben" dell'intera raccolta [1].

 

L'Ode 19, 1-11 celebra con linguaggio ermetico la maternità verginale di Maria e, in antitesi con la pena del «dolore nel parto» comminata a Eva (cfr. Gn 3,16), sottolinea l'assenza di dolore nel parto di Maria e la sua partecipazione attiva all'incarnazione del Verbo :

 

"Il seno della vergine ha afferrato

ha concepito e partorito.

E madre divenne la Vergine per grande favore;

divenne gravida, generò un figlio, ma non sentì dolore,

ché ciò accadde non senza motivo.

Ella levatrice non ha voluto, perché lui la vita le diede.

 

Come uomo ella generò, col volere;

generò con apparenza

e possedette con grande forza.

Amò con la redenzione,

custodì con la cortesia

e mostrò con grandezza.

Alleluia."

(Odi 19)


L'Ode sottolinea nell'evento dell'Incarnazione l'azione gratuita e potente di Do ed insieme la partecipazione attiva della Vergine Maria:

«Il seno della vergine ha afferrato [il Figlio di Dio, ad opera dello Spirito Santo],

ha concepito e partorito. E madre divenne la Vergine per grande favore [grazia grande]. [...] Come uomo ella generò, col volere [acconsentendo liberamente alla parola dell'angelo]; [...] e lo possedette con grande forza [per potenza dell'Altissimo]. Lo amò con la redenzione [perché Lui è il suo Salvatore]»

 

L'Autore del Ode di Salomone n. 33 sembra dire qualcosa di molto forte della Vergine: «Vi salverò dalla perdizione».

 

«Or una vergine intatta si alzò

proclamando, chiamando, dicendo:

‘Figli degli uomini convertitevi

e voi, loro figlie, venite!

Fuggite le vie della perdizione,

avvicinatevi a me.

Io entrerò in voi

e vi salverò dalla perdizione».

 


[1] Così ritengono eruditi studiosi come Bernard, Abramowscki, Daniélou (cf I. CALABUIG, Liturgia (Origini), in NDM, 769).

 

A. Gila