Ap 12,9 La lotta della Donna per il vero bene dell'uomo (Giovanni Paolo II)

Ap 12,9 La lotta della Donna per il vero bene dell'uomo (Giovanni Paolo II)

È «una donna vestita di sole», con la luna sotto i piedi e una corona di stelle sopra il capo (cf. Ap 12, 1). Si può dire: una «donna» a misura del cosmo, a misura di tutta l'opera della creazione. Nello stesso tempo essa soffre «le doglie e il travaglio del parto», (Ap 12, 2), come Eva «madre di tutti i viventi» (Gen 3, 20). Soffre anche perché «davanti alla donna che sta per partorire» (cf. Ap 12, 4) si pone «il grande drago, il serpente antico» (Ap 12, 9) [...], conosciuto già dal Protovangelo: il Maligno, «padre della menzogna» e del peccato (cf. Gv 8, 44). Ecco: il «serpente antico» vuole divorare «il bambino». Se vediamo in questo testo il riflesso del vangelo dell'infanzia (cf. Mt 2, 13. 16), possiamo pensare che, nel paradigma biblico della «donna», viene inscritta, dall'inizio sino al termine della storia, la lotta contro il male e il Maligno. Questa è anche la lotta per l'uomo, per il suo vero bene, per la sua salvezza. [...]

 

La forza morale della donna, la sua forza spirituale si unisce con la consapevolezza che Dio le affida in un modo speciale l'uomo, l'essere umano. Naturalmente, Dio affida ogni uomo a tutti e a ciascuno. Tuttavia, questo affidamento riguarda in modo speciale la donna - proprio a motivo della sua femminilità - ed esso decide in particolare della sua vocazione.

Attingendo a questa consapevolezza e a questo affidamento, la forza morale della donna si esprime in numerosissime figure femminili dell'Antico Testamento, dei tempi di Cristo, delle epoche successive fino ai nostri giorni.

La donna è forte per la consapevolezza dell'affidamento, forte per il fatto che Dio «le affida l'uomo», sempre e comunque, persino nelle condizioni di discriminazione sociale in cui essa può trovarsi. Questa consapevolezza e questa fondamentale vocazione parlano alla donna della dignità che riceve da Dio stesso, e ciò la rende «forte» e consolida la sua vocazione. In questo modo, la «donna perfetta» (cf. Prv 31, 10) diventa un insostituibile sostegno e una fonte di forza spirituale per gli altri, che percepiscono le grandi energie del suo spirito.

A queste «donne perfette» devono molto le loro famiglie e talvolta intere Nazioni.

 

Nella nostra epoca i successi della scienza e della tecnica permettono di raggiungere in grado finora sconosciuto un benessere materiale che, mentre favorisce alcuni, conduce altri all'emarginazione.

In tal modo, questo progresso unilaterale può comportare anche una graduale scomparsa della sensibilità per l'uomo, per ciò che è essenzialmente umano.

In questo senso, soprattutto i nostri giorni attendono la manifestazione di quel «genio» della donna che assicuri la sensibilità per l'uomo in ogni circostanza: per il fatto che è uomo! E perché «più grande è la carità» (1 Cor 13, 13).

 

 


Papa Giovanni Paolo,

Lettera apostolica Mulieris dignitatem,

n°30, nel 15 agosto 1988