Semplicità e potenza

Semplicità e potenza

La visitazione è l'epifania dell'annunciazione, la manifestazione concreta del Dio incarnato. Nell'incontro delle due madri e dei due bambini è Dio che s'incontra con l'umanità di cui fa parte. Ormai Dio è entrato nel mondo, nella storia, è diventato uno di noi. Egli permea di sé anche la sfera del quotidiano. L'immagine di Maria che entra nella casa di Zaccaria e di Elisabetta è densa di significato. In lei il mistero ineffabile assume la tonalità domestica, l'incarnazione viene applicata alla vita di ogni giorno. Ciò che Gesù dirà più tardi a Zaccheo: «Oggi devo venire a casa tua» (Lc 19,5), è già realtà ora, nella visitazione.

 

Parlando del battesimo, Tertulliano rileva che è lo stile tipico di Dio operare grandi cose attraverso mezzi semplicissimi. Egli scrive:

«Non c'è nulla che sconcerti tanto la mente umana, quanto la semplicità delle opere divine che si vedono in azione, paragonate alla magnificenza degli effetti che in esse si ottengono [...]. Meschina incredulità umana, che nega a Dio le sue proprietà, che sono semplicità e potenza »

TERTULLIANO, Sul battesimo 2, 1, in CCL 1,277

 

Queste parole possono essere riferite perfettamente a Maria e all'azione di Dio in lei.

Infatti, Maria manifesta e inaugura lo stile cristiano del rapporto Dio-uomo. Dio visita l'uomo entrando nella sua casa, si inserisce nella trama della nostra vita, si lascia coinvolgere radicalmente nella nostra realtà umana. L'autore della Lettera agli Ebrei lo descrive bene: come Dio «Non si vergogna di essere chiamato loro Dio» (Eb 11, 16), cioè di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di una famiglia nomade, di un popolo insignificante, così Gesù non si vergogna di chiamare gli uomini suoi fratelli (cf Eb 2,11).

 

Vivere il cristianesimo significa quindi accogliere Dio nella propria casa, nella propria vita; è un' esperienza di «prossimità», di condivisione, di comunione.

 


Maria Ko Ha Fong

Lectio divina su Lc 1,39-45

in “Theotokos”, 1997, n° 1, pp. 177-195 p. 187