La filosofia del volto

La filosofia del volto

Partiremo dalla  concezione attuale del volto come rivelatore dell'intimo essere dell'uomo e della donna, passeremo alla considerazione du Cristo icona del Dio invisibile e concluderemo con Maria, « la faccia ch'a Cristo più si somiglia. »

 

Filosofia del volto

Nell'uomo c'è un'eccedenza di volto per il fatto che è creato ad immagine di Dio. Per tale origine - afferma Max Picard nel 1929 - il volto partecipa all'eternità di DIo : "Proprio questo rende il volto umano plastico, iconico : il fatto che l'eternità sia il suo sfondo. Il volto è un rilievo sullo sfondo dell'eterno."[1] [...] In pratica, "il volto detronizza la sovranità assoluta dell'intelletto che proprio dinanzi al volto perde la propria sicurezza e i propri strumenti"[2].

E tuttavia è possibile passare dal volto umano a quello di Dio, fino a poter affermare con Picard : « Il volto dell'uomo è la prova dell'esistenza di Dio »[3]. Non si tratta certo di dimostrazione sillogistica o deduttiva. [...]

La filosofia del volto elaborata da E. Levinas comincia non con la conosceneza intelletuale, che è appropriazione dell'atro, ma con l'ascolto, implicante il rispetto assoluto dell'altro de del suo segreto. Ed è proprio il volto ad avviare un colloquio autentico : esso è un appello,una domanda che esige una risposta non prefabbricata, un imperativo assoluto condensato nel "Non uccidere !" nelle sue infinite modalità (si uccide quando l'altro non è rispettato come fine ma è strumentalizzato).

 

Cristo "icona del Dio invisibile"

Le cosidette prove dell'esistenza di Dio (le cinque vie di s. Tommaso) mantengono la loro validità, anche se contestata. Resta vero però che "Dio non si rivela come evidente alla luce della ragione, ma solo alla luce della fede. La storia della salvezza è una teofania del Dio misterioso di Abramo e non del dio razionale dei filosofi."[4]

L'inno cristologico di Col 1, 15-20 proclama che il Figlio "è immagine [Eikon] del Dio invisibile" (Col 1, 15). L'uomo Gesù realizza pienamente l'immagine di Dio impressa nel primo uomo (Gn 1, 27). [...]

"Chi ha visto me ha visto il Padre [...] Non credi che io sono nel Padre e il Padre in me ?" (Gv 14, 9-10). Non si tratta di un semplice vedere, poiché il verbo "horân" qui adoperato indica un "vedere attraverso la fede", cioè un riconoscimento intimo del mistero. Ormai non sono più necessarie le antiche teofanie. "Nel Cristo mediatore noi incontriamo Dio immediatamente"[5].

 

Il volto di Maria

Al di là della somigliaza fisica dovuta alla trasmissione del patrimonio genetico della madre nel Figlio, non si può negare l'affinità spirituale tra Maria e Cristo. [...] Nel esempio particolare di Guadalupe (Messico), "Sin dalle origini -nella sua apparizione di Guadalupe e sotto questa invocazione - Maria ha costituito il grande segno, dal volto materno e misericordioso, della vicinanza del Padre e di Cristo, con i quali ci invita a entrare in comunione. Maria fu pure la voce che stimolò l'unione tra gli uomini e i populi."[6]

Dal volto di Maria dunque si passa al volto di Dio. Non quella immediatezza che è propria dell'Uomo-Dio, ma certo senza ostacolo e grande fatica perché Maria è dotata di santità, quindi non ostruisce la visione di Dio ma la catalizza.

 


[1] M. PICARD, Das Menschgesicht, Erlenbach, Rentsch 1947, p. 137

[2] S. ZUCAL, La filosofia di Max Picard e Emmanuel Levinas, in RdT 47 (2006), p. 567

[3] Frase transmessa da Michael Picard, figlio di Max Picard, a E. Levinas, in E. LEVINAS, Nomi propri, Casale Monferrato, Marietti 1984, p. 124

[4] F.A. PASTOR, Dio. I. Il Dio della rivelazione, in R. Fisichella, DTF, p. 319

[5] J. Ratzinger, IL sacerdote come intermediario e servo di Cristo alla luce del messaggio del NT, in J. RATZINGER, Elementi di teologia fondamentale. Saggi sulla fede e sul ministero, Brescia, Morcelliana, 1986, p. 186.

[6] Conferenza generale dell'episcopato Latinoamericano, Documento di Puebla, § 282


Stefano di Fiores, "Filosofia"

Nuovissimo dizionario di mariologia,

edizioni EDB 2006, p. 559-562