Maria nel disegno di Dio

La Madre del Redentore ha un preciso posto nel piano della salvezza, perché,

«quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, che grida: Abbà, Padre» (Gal 4,4).

[...] Sono parole, infatti, che celebrano congiuntamente l'amore del Padre, la missione del Figlio, il dono dello Spirito, la donna da cui nacque il Redentore, la nostra filiazione divina, nel mistero della «pienezza del tempo».

Questa pienezza definisce il momento fissato da tutta l'eternità, in cui il Padre mandò suo Figlio, «perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).

Essa denota il momento beato, in cui «il Verbo, che era presso Dio, ...si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,1), facendosi nostro fratello.

Essa segna il momento, in cui lo Spirito Santo, che già aveva infuso la pienezza di grazia in Maria di Nazareth, plasmò nel suo grembo verginale la natura umana di Cristo.

Essa indica il momento in cui, per l'ingresso dell'eterno nel tempo, il tempo stesso viene redento e, riempiendosi del mistero di Cristo, diviene definitivamente «tempo di salvezza».

Essa, infine, designa l'inizio arcano del cammino della Chiesa.

Nella liturgia, infatti, la Chiesa saluta Maria quale suo esordio, perché nell'evento della concezione immacolata vede proiettarsi, anticipata nel suo membro più nobile, la grazia salvatrice della Pasqua,

e soprattutto perché nell'evento dell'incarnazione incontra indissolubilmente congiunti Cristo e Maria: colui che è suo Signore e suo capo e colei che, pronunciando il primo fiat della Nuova Alleanza, prefigura la sua condizione di sposa e di madre.

 


Ioannes Paulus PP. II, Redemptoris mater §1.