Ignazio d’Antiochia († 107 circa)

Secondo successore di S. Pietro ad Antiochia, martirizzato a Roma sotto Traiano.

Nel viaggio verso il suo martirio, da Antiochia a Roma, scrisse le sue sette lettere, testimonianza vibrante e profonda della genuina tradizione apostolica. Queste lettere furono scritte di getto, nell'arco di pochi giorni, mentre prigioniero passava per nave, di tappa in tappa, lungo le coste dell'Asia Minore verso Roma (Ai Romani, 2).

I Padri apostolici hanno un'importanza unica nella Tradizione vivente e perenne della Chiesa. Sono i testimoni più qualificati della prima e seconda generazione cristiana, la cerniera vivente che lega i tempi del N.T. (il tempo degli Apostoli) alle successive generazioni.

Ignazio è il primo fra tutti i Padri, che ha parlato di Maria con frasi semplici, brevi, categoriche, energiche, ricche di contenuti dottrinali. Con lui, veniamo a conoscere perché la Chiesa non deve mai perdere di vista Maria come vergine e come madre.

Tenendo conto del concetto che Ignazio ha del vescovo (vescovo egli stesso dell'allora molto importante sede di Antiochia), se lui scrive della Vergine ciò che ha scritto, lo ha fatto con la convinzione di dirci la verità, quella ricevuta dagli Apostoli e che affonda le sue radici in Gesù, bocca veritiera del Padre[1].

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[1] Cf A. M. CECCHIN, Maria nell'«Economia di Dio» secondo Ignazio di Antiochia in Marianum, 14 (1952) 381-382.


 

A. Gila