Partire dagli eventi e non dagli schemi umani limitati

Partire dagli eventi e non dagli schemi umani limitati

Ignazio d'Antiochia parte dai fatti, o meglio dagli eventi, e cerca nella Parola di Dio il significato, parte da alcuni dati di fede che egli ha ricevuto dalla catechesi apostolica: la verginità di Maria, il parto di Cristo, la morte del Signore. Questi dati di fede sono da lui chiamati «misteri strepitosi», eventi della salvezza, doni gratuiti di Dio per la salvezza dell'uomo, "la distruzione della morte".

 

Questi misteri non sono recepiti ed accolti da coloro che pretendono di ingabbiare Dio nei propri schemi limitati: una Vergine che diventa feconda? (impossibile); un Dio che si cala nel processo generativo di una donna? (è un assurdo); un Dio che muore? (è infamante). Gli stessi demoni con le loro intelligenze superiori non riescono a capire lo straordinario di questi eventi così feriali ed insignificanti.

Eppure tanto la reale maternità di Maria nelle sue fasi di concepimento, gravidanza e parto, quanto la morte e risurrezione di Cristo non sono avvenimenti accaduti per caso, ma secondo un progetto prestabilito da Dio, nascosto al diavolo, «principe di questo mondo»:

 

«Dov'è la millanteria di quelli che si proclamano sapienti? Infatti il nostro Dio Gesù Cristo fu portato in seno da Maria secondo l'economia di Dio, da seme di Davide certo, ma da Spirito Santo; e fu generato e fu battezzato, per purificare l'acqua con la sua passione. E rimase occulta al principe di questo mondo la verginità di Maria e il suo parto, come pure la morte del Signore: tre clamorosi misteri, che si compirono nel silenzio di Dio.»

(Ignazio d'Antiochia, Agli Efesini 18-19)

 

Ecco dunque il progetto transtorico (disegno di Dio) profondamente inserito nella storia: Il Principe di questo mondo ha ingannato l'uomo trascinandolo nel male e nella morte .

Dio inganna il Principe di questo mondo riconducendo l'uomo al bene e all'immortalità ; ma come ? Attraverso una verginità feconda, un parto diventato presenza di Dio, una morte diventata resurrezione (Ibid., 68-75).

 


A. Gila

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