Scienza, fede e maternità di Maria in Lc 2, 41-52

Scienza, fede e maternità di Maria in Lc 2, 41-52

La scienza di Maria

Parecchi autori escludono Maria dall'incomprensione delle parole di Gesù o, almeno, cercano di attenuarne il senso e la portata. Ad esempio : Isacco della Stella († 1169 ca), Cristoforo De Vega (1595-1672), I.H. Newman... Ma leggono la scrittura o proiettano su di essa i loro sogni ?

 

La tesi opposta, secondo la quale Maria, nell'episodio del ritrovamento di Gesù, non comprese la sua divinità si trova in s. Beda nell'ottavo secolo. La ripete ancora s. Tommaso d'Aquino, nella Catena aurea al testo di Lc 2,50. Nel 1949, J. Guitton la ripropose nel suo contenuto. A questi autori domando quale visione di Dio hanno perché in questo caso, cosa vale il Fiat di Maria all'Annunciazione se non è un Fiat cosciente della divinità di Gesù ?

 

Diversa è la tesi del Suarez  [1] : trattandosi di verità la cui conoscenza era per lei del tutto inopportuna in quel momento, Maria non ha inteso sufficientemente quali erano le cose divine alle quali Cristo doveva dedicarsi, ma ha di sicuro compreso nel loro senso corretto le parole di Gesù riguardo al Padre celeste. Tale interpretazione rispetta la dignità del Fiat di Maria che ha coscienza della divinità di Colui che si è incarnato in lei ; nel contempo, c'è spazio per la crescita di Maria nella conoscenza su chi è Dio, quale sarà la missione di Gesù e il suo modo di vivere...

 

Maria pellegrina nella fede

Il Gesuita cardinale F. de Toledo (1532-1596) sposta l'attenzione dalla «scienza» di Maria al più ampio tema della sua fede. Nella fede, infatti, l'uomo impegna interamente il suo essere. Ciò comporta primariamente il senso dell'abbandono e della fiducia, per cui l'uomo pone se stesso e costruisce se stesso sulla solidità di Dio. Con l'atto di fede la persona umana si relaziona e si affida radicalmente a Dio.

Chi legge il testo lucano in questa prospettiva ed è libero da una rappresentazione della perfezione, che non ammette alcun reale divenire ed esclude ogni tipo di crescita, vede emergere dai gesti e dalle parole di Maria la figura eccelsa della donna credente, anzi della prima persona credente della storia. Pur essendo, infatti, creatura eletta da Dio, Maria non è stata esente dalla legge, cui soggiace ogni credente:

«Dove non c'è l'umiltà del mistero accolto, la pazienza, che accetta in sé ciò che non comprende, lo conserva e lascia che lentamente si apra, là il seme della parola è caduto sulla pietra; non ha trovato la buona terra» [2].

 

La fede rende Maria madre

"Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio ?"

(Lc 2, 49)

 

Nel Tempio, dove il suo figlio le richiamava la priorità del Padre, ella cominciò a sperimentare nella propria carne e a intuire nella propria fede cosa era implicito in quel titolo di Santo, con il quale l'angelo dell'Annunciazione aveva indicato colui che sarebbe nato da lei. « Lo ha circondato, ma egli si è sviluppato al di sopra di lei, sempre più alto, sempre maggiormente al di sopra. Una distanza si è aperta intorno al suo figlio, che era il Santo. Di quella distanza egli vive, sottratto a lei. Questo, di certo, ella non lo poté comprendere» [3]

 

L'abbandono della prima Pasqua a Gerusalemme è, dunque, il primo di una serie di atti con i quali il Figlio gradualmente prepara Maria a staccarsi dalla propria maternità naturale per assumere la maternità ecclesiale, che egli le affiderà dalla Croce (cf Gv 19,26). Il distanziamento, però, che tutto questo comporta sul piano fisico è, in realtà, un cammino di progressivo avvicinamento spirituale.

 


Note :

(1) Suarez, Misterios de la Vida de Cristo, 1, BAC Madrid 1948, p.550-555 ;

(2) J. RATZINGER, Maria chiesa nascente, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1998, p.60-61).

(3) R. GUARDINI, Il Signore. Riflessioni sulla persona e sulla vita di Gesù Cristo, Vita e Pensiero, Milano 1977, p. 28


F. Breynaert

Cf. M. SEMERARO, Rivelazione di Gesù e fede di Maria

in “Theotokos” anno VI, 1998, n°2, p. 435-453