Dominazione romana, autonomia relativa del Sinedrio

Dominazione romana, autonomia relativa del Sinedrio

Agli albori del cristianesimo, la politica imperiale consisteva nel governare solo attraverso monarchi locali che disciplinavano le nazioni confinanti, ancora troppo ribelli per accettare un viceré romano. Tale era la posizione del re Erode. Durante l'occupazione romana, non vi fu più vita politica, ma solo intrighi di palazzo. La maggior parte degli ebrei erano semplicemente esclusi dalla vita pubblica.

 

Alcuni funzionari della monarchia avevano preso in carico il culto del tempio: acquistavano la carica di sommo sacerdote per soldi,e la conservavano secondo il piacere del re, poi, arricchiti con i proventi del loro incarico, lo riconsegnavano nelle mani dei loro successori designati.


Dopo la morte di Erode, gli ebrei pregarono i Romani di unire il loro paese alla Siria e di affidarne l'amministrazione a dei governatori romani. Romani cercarono innanzitutto di mantenere al potere il figlio di Erode, ma questo non fece altro che provocare nuove difficoltà e finirono col nominare il primo di una serie di procuratori. Questi vissero a Cesarea, la città ellenistica, non recandosi mai a Gerusalemme se non in occasione dei pellegrinaggi e per partecipare alle feste. Quando Cestio, uno di loro, nella primavera del 66, venne ucciso in un agguato mentre tornava da Gerusalemme, il governo dei procuratori cessò improvvisamente così come era cominciato.[1]

 

Il sinedrio o alta corte disponeva di una certa libertà. La corte conservava certamente il diritto di dirigere in maniera sovrana gli affari del Tempio. Decideva e regolava i contenuti in materia di leggi civili e commerciali, definiva gli statuti familiari e sociali e regolava le procedure per il matrimonio. Era ancora la corte che percepiva le tasse previste dalla Bibbia e che determinava il calendario liturgico.[2]

 


[1] Jacob Neusner, Le judaïsme à l'aube du christianisme, Cerf, Paris 1986, p. 24-25

[2] Jacob Neusner, Le judaïsme à l'aube du christianisme, Cerf, Paris 1986, p. 44

 

Jacob Neusner, (autore ebreo)