La donna ebrea, tra disprezzo e armonia

La donna ebrea, tra disprezzo e armonia

Predominante un tono di disprezzo nei confronti della donna

Nell'ebraismo contemporaneo al Nuovo Testamento è prevalente il tono di disprezzo nei confronti della donna:

- L'insegnamento della Torah, secondo quanto dice Rabbi Eliezer, non è solitamente accessibile alle donne, in quanto vi imparerebbero delle oscenità, e non c'è saggezza possibile per loro che nella conocchia.[1]

- L'atto di ripudio poteva essere dato solamente dall'uomo, secondo la scuola di Shammai la donna poteva essere ripudiata qualora avesse commesso mancanze al pudore o alle consuetudini, secondo la scuola di Hillel poteva essere ripudiata se avesse commesso qualsiasi cosa di spiacevole.

 

Il Signore concederà nuovamente l'armonia originale

Tuttavia si credeva che, nel giorno in cui il Signore avesse concesso pienamente la salvezza al suo popolo, sarebbe brillata di nuovo l'armonia che regnava tra uomo e donna alle origini, quella che regnava nel giardino di Eden, dove i due erano una carne sola.

 

E già si fanno sentire altre voci

Un giorno, Rabbi Ismaël (verso il 135) domandò a Rabbi Akiba (+ 135) cosa significasse la frase « Ho acquistato un uomo dal Signore » (Gn 4,1) e Rabbi Akiva ebbe questa mirabile risposta: "Adamo fu creato dalla terra e Eva da Adamo, da allora in poi, a nostra immagine e somiglianza (Gn 1,26), né l'uomo senza la donna, né la donna senza l'uomo, e né l'uno né l'altro senza la presenza di Dio. » [2]

La donna è chiamata la casa dell'uomo da quando è scritto che il Signore Dio edificò una donna da una costola di Adamo, il verbo plasmare « oikodomeo » suggerisce l'idea di un edificio.

 

La donna è la casa dell'uomo, non solo perché porta il figlio in grembo, ma perché permette all'uomo di condurre una vita ordinata, retta e armoniosa Per l'ebreo Filone (70 avanti Cristo [3]), tutto ciò che è privo di una donna non assomiglia in nulla ad una casa [4]. Rabbi Jacob legge la parola donna là dove è scritta la parola casa, e conclude che senza la donna non c'è né gioia, né benedizione, né espiazione [5].

 

Nei libri antichi lo pseudo Filone sottolinea che Debora, venerata come santa durante la sua vita, parlò al popolo come donna di Dio; che Seila, figlia di Jefte, si offrì liberamente in sacrificio sull'esempio di Isacco. Che Myriam, sorella di Mosé fece un sogno come la figlia del faraone. E pone sulle labbra di Anna, la madre di Samuele: « So che la ricchezza della donna non consiste nell'avere molti figli, e la sua miseria nel non averne. E' ricca la donna che compie la volontà di Dio con generosità. »

Il testo biblico di Esodo 15,1-18 racconta che dopo il passaggio del mar Rosso, « Mosé e gli Israeliti innalzarono un canto di vittoria. Myriam, sorella di Mosé, e le donne fecero la stessa cosa » Nella vita contemplativa, Filone racconta che la comunità dei terapeuti, una comunità di asceti nella laguna di Alessandria, formavano un coro unico che raggruppa le voci degli uomini e delle donne per imitare il coro dell'Esodo.

Quando Dio donò la rivelazione al Sinai Filone scrisse :« Il Padre dell'universo pronunciò le dieci parole e gli oracoli ... quando la nazione, uomini e donne insieme, si furono riuniti in assemblea. » [6]

 

La donna ebrea, tra disprezzo e armonia


[1] Talmud di Babylone, Yoma 66b

[2] Genese Rabba 22,2 à 4,1

[3] Cf. P-M Bogaert, SC 230, Paris 1976, p. 66-74

[4] De virtutibus 19

[5] Genese Rabba 17,2 à 2,18

[6] Filone, Del Decalogo 32


A SERRA,

Cf. A.SERRA, Myriam, figlia di Sion, 1999