Co-redenzione e dottrina del concilio (J.Galot)

Co-redenzione e dottrina del concilio (J.Galot)

In un testo anteriore, pubblicato a proposito delle controversie e dei problemi dottrinali sollevati dal titolo, abbiamo mostrato che i termini corredenzione e corredentrice sono adatti per esprimere la cooperazione di Maria alla redenzione : non suggeriscono una uguaglianza con Cristo, ma piuttosto una subordinazione nella cooperazione.[1]


Solo Cristo è redentore, Maria è corredentrice, cioè ha cooperato all'opera che ha procurato la salvezza all'umanità. La sua cooperazione ha attinto forza e valore dell'unico salvatore. Non si è manifestata in una specie di concorrenza né di azione parallela all'opera di Cristo, perché da questa opera Maria ha ricevuto la sua missione e la sua capacità di cooperare. Ella è rimasta sempre in una dipendenza radicale e costante dalla potenza salvatrice di Cristo.

 

Questa dipendenza non significa che l'attività corredentrice di Maria abbia semplicemente riprodotto le proprietà della redenzione compiuta dal Salvatore. Tale attività ha le sue qualità distinte, che vengono dalla sua personalità di donna e dal suo stato di creatura riscattata. Come donna e creatura riscattata, Maria reca un contributo diverso all'opera di Cristo uomo, redentore che personalmente non ha bisogno di salvezza e che riscatta tutta la moltitudine umana. Più precisamente ancora, dobbiamo osservare che Maria, in qualità di madre di Cristo, ha adempiuto la sua funzione di corredentrice. Ella ha unito la sua offerta materna all'offerta sacerdotale di Cristo. Solo Gesù, il Figlio di Dio incarnato, si è offerto in sacrificio del dramma della croce. Maria ha offerto suo Figlio, associando il suo dolore materno come partecipazione all'unica redenzione.

 

Il Vaticano II afferma che con tutta la sua vita materna, Maria si è unita al Redentore e ha cooperato con lui alla restaurazione della vita soprannaturale dell'umanità :

 

"Col concepire Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col Figlio suo morente in croce, cooperò in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo fu per noi madre nell'ordine della grazia." (LG 61)

Anche se il vocabolo corredentrice non è adoperato, il suo significato viene asserito. Si tratta della cooperazione all'opera redentrice che procura alle anime la vita soprannaturale. Questa cooperazione ha un carattere unico, "tutto speciale", è la cooperazione della madre con il proprio Figlio, cooperazione che anima tutta la sua attività materna e implica le disposizioni di obbedienza, fede, speranza, carità. Presentare la corredenzione come verità di fede corrisponderebbe dunque alla dottrina enunciata dal Concilio.

C'è un unione totale della vita materna di Maria col Salvatore nell'intenzione dei cooperare alla sua opera.

La volontà di contribuire a "restaurare la vita soprannaturale" manifesta chiaramente che si tratta di una cooperazione a tutti gli effetti della redenzione implicati in questa nuova vita soprannaturale.

 

Il testo conciliare si pronuncia nel senso della corredenzione intesa come cooperazione diretta alla redenzione oggettiva, cioè all'acquisizione della Salvezza e di tutte le grazie per l'umanità.

La cooperazione di Maria non tende soltanto a procurare l'applicazione e la distribuzione delle grazie, ma a restaurare la vita soprannaturale, quindi a ottenere per tutti la salvezza.

In questo senso è anche cooperazione unica, perché tutti gli altri cooperatori o corredentori possono soltanto contribuire alla diffusione della grazia già acquisita, all'applicazione della salvezza e di tutti i suoi doni alla vita personale di ognuno.

[... Ma] la dottrina della corredenzione richiede ancora uno sforzo di riflessione teologica.

 


[1] J. GALOT,  Maria corredentrice. Controversie e problemi dottrinali, in "Civiltà Cattolica", 1994 / III, p. 213-225.


Jean GALOT

Jean GALOT SJ, Mediatrice o madre universale ?,

in "Civiltà Cattolica", 147 /1 (1996), p. 232-244, p. 235-236